E’ un pensiero dedicato alle donne, ma anche agli uomini e, certamente, alle aziende e agli imprenditori con spiccato pensiero critico.

Che cos’è lo “smart working” e cosa c’è di nuovo in questo modo di lavorare?

E’ smart working la modalità che ti consente di essere on line dove non potresti essere fisicamente, di utilizzare strumenti digitali nuovi, di utilizzare il tuo tempo secondo un’agenda che ti sei autodefinito e con una postazione in uno o più uffici, anche condivisi, dove stabilisci i tuoi orari di presenza e di conseguenza le tue disponibilità.

Nel mondo femminile è una modalità di lavoro applicabile alle libere professioniste che si sono attrezzate da tempo con un proprio ufficio e che, anche oggi, possono raggiungerlo per lavorare da sole o per svolgere attività online con terzi.

Il mio focus particolare riguarda invece le donne d’azienda, che fino a ieri uscivano di casa pensando ad iniziare la loro giornata in un’azienda strutturata. Uscivano di casa, questo è il concetto chiave.

E’ dedicato in particolare a loro, perché sono più in difficoltà rispetto al passato recente.

E’ “home working” il lavoro che svolgi da casa, con agenda stabilita e controllata dall’azienda; comprando casa non hai pensato ad avere una stanza in più per l’ufficio (ne avevi già uno esterno), e ti trovi ora a lavorare in stanze talvolta intercambiabili con altri. Sembra impossibile, ma il mercato immobiliare si sta muovendo proprio a fronte della novità di avere bisogno di spazi diversi da adibire ad attività lavorative.

Metti la giacca per la call, togli la giacca per preparare il pranzo, togli le scarpe che sono scomode e strisciano il parquet, metti la tuta se hai lavoro d’ufficio. Ti cambi mediamente cinque volte al giorno.

La connessione non funziona sempre bene, di certo non ha la “tenuta” di una connessione aziendale. 

Quante di noi hanno scelto di realizzarsi nel lavoro proprio perché avevano qualcosa di personale da fare e da dire e per non essere “guinzagliate” in casa?

Quante di noi si sono organizzate per essere mentalmente concentrate sul lavoro e poi allo stesso tempo, facendo salti carpiati, essere attente alla famiglia e ai figli, alla loro crescita, suddividendo sapientemente problemi e orari nella giornata?

Molte o tutte noi ci siamo date anima e corpo a questa suddivisione degli spazi e della mente. Abbiamo dedicato tutte le nostre energie a trovare equilibri soddisfacenti.

C’è ora un concreto rischio, un rischio davvero grande se non siamo abili a liberarci dalle etichette: tornare indietro a ciò che avevamo scelto di NON avere.

Dopo quasi un anno di home working, abbiamo la necessità di ricomporre la nostra identità di donne che lavorano, di forzarci a non vedere le pile di abiti da lavare e la lavastoviglie, spiegare a compagni e figli che finchè stiamo lavorando non ci possono disturbare.

Ecco, possiamo spiegare, perché non c’è ancora niente di chiaro al momento.

Possiamo avere il coraggio di essere ferme, di non concedere spazio a negoziazioni, per non trovarci in breve al punto da cui siamo partite tanti anni fa per affermare la nostra indipendenza economica e di pensiero.

Una conquista tutta nostra per cui abbiamo già pagato prezzi importanti e che non vogliamo certo ora riproporre.

La situazione peggiora mentre la stiamo vivendo e nel prolungarsi della pandemia, perché i nostri equilibri ci stanno abbandonando, stiamo con evidenza rientrando in una qualche forma di aderenza antica, seppur diversa perchè retribuita, al nostro ruolo di mogli, di madri, di donne di casa.

E abbiamo smesso di parlarne. Lo abbiamo fatto all'inizio, poi abbiamo smesso. Ci siamo forse adattate?

Stiamo rispolverando un vecchio “pattern” che si applicava alle donne che lavoravano vent’anni fa?

“Lavorare è una tua scelta”.

Bisogna essere più che mai convinte e determinate a tenerci stretti i nostri spazi, ad allargare le nostre reali necessità, a parlare in famiglia dei nostri bisogni e delle nostre aspirazioni.

Prendere da questa situazione solo la vera bellezza, la comodità di fare tanto e meglio di prima; quella tazza di caffè che possiamo godere con un tempo diverso e più calmo, guardando crescere i nostri figli e parlando con loro, rispondere ad una telefonata personale e poi riprendere il lavoro con più slancio, sole con la nostra indomita volontà di fare sempre, e sempre meglio.

Parlarne aiuta, e bisogna continuare a farlo, ma agire aiuta molto di più.

Conservare equilibrio mentale e determinazione all’obiettivo, che, ricordiamolo, sono e restano soltanto nostri.